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I volti di “Materia Viva” – Mattia Teruzzi

Intervista con lo specialista ambientale sul Docufilm promosso da Erion WEEE in collaborazione con Libero Produzioni, che verrà presentato, con un’anteprima cinematografica, il 10 maggio a Roma

Mattia Teruzzi è sicuramente uno dei volti più “green” fra quelli presenti in “Materia Viva”, il docufilm promosso da Erion WEEE in collaborazione con Libero Produzioni, per sensibilizzare i cittadini italiani sui temi della sostenibilità, dell’economia circolare e dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Laureato all’Università di Milano-Bicocca in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e per il Territorio, Mattia mette da subito a frutto le sue conoscenze diventando consulente ambientale in Sardegna, presso un’azienda che trasforma i rifiuti organici in concime. Ritornato in Lombardia dà vita a Elianto, organizzazione no-profit, partita con la creazione di un orto sperimentale biologico all’interno della Floricoltura Chiaravalli di Monza. Il 7 aprile 2023 pubblica “Sconosciuti adesso”, il primo brano musicale del progetto “Voiceplant”, lanciato con la cantante Valeria Rossi per avvicinare i giovani alla natura attraverso la musica creata con la “voce” delle piante.

La tua intervista per “Materia Viva” si apre con una frase chiara “in natura non esistono rifiuti”: nulla si distrugge, tutto si trasforma per creare nuova vita in forme differenti. È la regola base anche dell’economia circolare. Perché, secondo te, è così difficile da mettere in pratica quando si parla di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE)?
Perché l’essere umano si è nettamente distaccato dal ciclo naturale delle cose. Faccio l’esempio dei bambini che, spesso, ho il piacere di accompagnare nei percorsi di sensibilizzazione ambientale. Ebbene, noto sempre più spesso come molti di essi pensino che il pollo sia quello che comprano al supermercato, ignorando il fatto che si tratta di un animale che vive, ha le piume e va in giro senza problemi. Anche le nuove generazioni, così immerse nell’elettronica e nell’informatica, hanno bisogno di ritrovare un contatto con la realtà.

Che cosa gli suggeriresti per riuscire a farlo?
La base per capire davvero le problematiche ambientali – che si tratti della gestione dei rifiuti o dei cambiamenti climatici – è conoscerne l’origine. Lo studio di queste tematiche permette di sviluppare una sensibilità giusta per sapere anche cosa è giusto fare una volta che i propri dispositivi diventano RAEE. Se si comprendesse davvero che ogni rifiuto elettronico contiene al suo interno materie preziose, allora si sarebbe più propensi ad agire affinché tale valore venga correttamente riciclato dalla filiera e reimmesso nei cicli produttivi, anziché abbandonato.

Scopriremo qual è il tuo rapporto con la tecnologia guardando il Docufilm. Ora vorremmo sapere quando hai preso confidenza con il termine RAEE. C’è un episodio particolare che puoi raccontarci?
L’importanza dei RAEE l’ho scoperta all’università tra il 2013 e il 2018, studiando il Life Cycle Assessment (LCA) che è una valutazione fondamentale per capire le dinamiche dei processi e dei prodotti. Le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche sono fra gli oggetti più importanti per un LCA, perché sono composte da tantissime materie riciclabili.

Prima della tua partecipazione al Docufilm ti sei mai soffermato sull’idea che ogni prodotto tecnologico contiene al suo interno materie provenienti dall’ambiente che, se riciclate correttamente, possono ritornare a essere “vive”?
Certamente sì, e questo pensiero mi ha fatto maturare l’idea che ogni prodotto dovrebbe essere costruito in modo tale da avere un degno fine vita. Un aspetto della gestione dei RAEE su cui ci si sofferma poco, ma che non è affatto minoritario, è la questione sociale. Nel mondo ci sono persone che muoiono quotidianamente per estrarre le materie che servono per produrre i nostri telefoni, spesso si tratta di minori sfruttati o di persone che lavorano in condizioni impossibili. Se noi consumatori ci soffermassimo di più su questo problema, non solo faremmo acquisti più consapevoli, ma saremmo molto più attenti a conferire correttamente i rifiuti elettronici.

Quindi i tuoi cassetti di casa non ci sono RAEE?
Riconsegno sempre i miei prodotti a fine vita. Credo che Erion WEEE, così come altre realtà, stia facendo i passi giusti per far sapere ai cittadini che i RAEE non vanno abbandonati negli angoli nascosti delle loro case.

Tu lavori a stretto contatto con la natura. Ti capita mai di vedere RAEE lasciati nel verde?
Purtroppo sì. Per creare l’orto sostenibile di Elianto abbiamo riqualificato un’area abbandonata, ripulendo gli appezzamenti di terra che, dagli anni Ottanta, venivano usati come deposito a cielo aperto. Durante la bonifica abbiamo ritrovato diverse tipologie di rifiuti, tra cui anche tanti piccoli RAEE. Ogni volta che ne spuntava uno dal terreno, non potevo fare a meno di chiedermi perché qualcuno avesse scelto di abbandonarlo proprio lì.