Noi gettiamo le tracce del nostro tempo, i nostri rifiuti. L’arte ne rivela l’anima e ne intuisce un nuovo destino, una nuova verità. L’arte ricrea e trasforma il rifiuto in un bene per il Bene Comune, in un’opera che chiama tutti alla Responsabilità. Cestelli di lavatrici come colonne di un tempio, serpentine di frigoriferi come basamento e timpano. Senza perdere la propria riconoscibilità cambiano identità come oggetti di “contaminata” bellezza, come materia che ha un’anima oltre che una funzione. Rifiuti in serie, multipli che diventano un unicum. Michelangelo Pistoletto trasforma i RAEE in un’opera d’arte, metafora del Progresso del Riciclo. Nessuna manipolazione, il rispetto dell’oggetto, la valorizzazione della sua forma, la sensibilità per farne la rappresentazione di un’idea: la nobilitazione del Rifiuto, l’edificazione di un tempio al Riciclo. Un tempio che poggia su una base “instabile” come simbolo dell’evoluzione del Progresso.
Dopo il “primo paradiso”, quello della natura, e il “secondo paradiso”, quello dell’artificio, della scienza e della tecnologia, l’arte conduce al “terzo paradiso”, all’armonia tra artificio e natura, un’armonia ritrovata fra consumo e riciclo; all’incontro tra tecnologia, etica ed estetica per un nuovo sviluppo all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.
La Casa, luogo dell’elettrodomestico; il Tempio, quello della celebrazione; il valore e l’inesauribilità del Riciclo; l’irrisolta ambizione all’Equilibrio; l’irrinunciabile tensione al Cambiamento – queste sono le chiavi per avvicinare I temp(l)i cambiano, l’opera che Michelangelo Pistoletto ha realizzato con i RAEE.