L’impegno di Erion per la sostenibilità ambientale non si esaurisce nella corretta gestione del fine vita dei rifiuti associati ai prodotti elettronici, ma si amplia allo studio delle fasi che ne anticipano la produzione e l’uso. L’obiettivo è quello di supportare le aziende nello sviluppo di modelli di business all’avanguardia e di strategie green.
Di che cosa si occupa il team Projects and Innovation (P&I)?
Fondamentalmente di tre macroaree. La prima è la gestione dei progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea. Abbiamo iniziato quest’avventura nel 2014 con l’obiettivo di stringere relazioni con realtà all’avanguardia come centri di ricerca e università al fine di strutturare insieme soluzioni per le imprese che si occupano di riciclo, iniziative educative e innovazioni di filiera. La seconda attività del team è quella di rappresentare per i nostri Produttori un centro di competenza sui temi dell’economia circolare. Offriamo loro servizi base di gestione dei rifiuti (Waste Management services), ma anche soluzioni più articolate e personalizzate in base alle esigenze specifiche come, ad esempio, nuovi modelli di business o lo sviluppo di prodotti che sin dall’ideazione e fabbricazione tengano conto dei criteri di ecodesign come il riutilizzo, la semplicità nel disassemblaggio, la riciclabilità e l’impiego di materiale riciclato. Infine, terza attività del team P&I, è quella di affiancare i nostri quattro consorzi (WEEE, Professional, Energy e Packaging) nell’applicazione di paradigmi innovativi, primo fra tutti, il nuovo programma Exceed – primo sistema generazionale volontario di raccolta e riciclo dei RAEE professionali nel comparto della climatizzazione – in capo a Erion Professional.
Il lavoro che svolge la tua area è trasversale all’interno di Erion. In che modo questo si rivela nella pratica?
Il team ha due anime: una è quella di ricerca e si esprime nella capacità di sviluppare progetti innovativi a supporto dei soci in sinergia con l’area Producer support, l’altra è più tecnica e guarda alla costruzione dei servizi per la gestione dei rifiuti che si interfaccia con le Operations, l’area Legal e l’area ISO. L’intreccio di queste due competenze e la collaborazione con le altre aree ci permette di assistere il Produttore nel modo più completo possibile.
Puoi farci un esempio?
Si pensi a un Produttore che ha l’esigenza di svuotare un magazzino o fare dei ritiri Uno contro Uno. Sono casi in cui l’esperienza tecnica la fa da padrona, ma se si applicano nuovi modelli si può dar vita a sinergie di lavoro più moderne per supportare le aziende a operare in modo ancor più sostenibile. Inoltre, il nostro team si interfaccia moltissimo con quello Communications, capita spesso infatti che da uno o dall’altro arrivi un input che coinvolge direttamente le due aree. Si dà quindi vita a un tavolo di lavoro con la finalità di dar voce alle iniziative svolte, creare connessioni e mettere in risalto i valori di Erion e dei nostri Produttori.
Attualmente il tuo team prende parte a 12 progetti europei declinati su tre grandi temi: Educazione, Innovazione tecnologica e Innovazione di sistema. Quali sono i risultati di cui vai più fiero?
Un risultato sicuramente concreto, direi strategico, è l’accreditamento di Erion come soggetto competente a livello internazionale sui temi dell’economia circolare. Per quanto riguarda gli esiti più pratici faccio riferimento all’esperienza del progetto Circular Housing che ci sta dando l’opportunità di sviluppare un modello di locazione immobiliare con elettrodomestici circolari che sostituisce il concetto di possesso del bene con quello del leasing e del riutilizzo dello stesso. Il progetto è stato finanziato nel 2020 con fondi europei e il 2021 sarà dedicato a implementare l’idea e metterla in pratica negli anni a venire. Inoltre, non posso non dedicare due parole a “Belt”, il progetto finanziato da Horizon2020, per guidare produttori, distributori e consumatori nella transizione verso la nuova etichetta energetica degli elettrodomestici entrata in vigore appena un mese fa. Erion, infatti, insieme al coordinatore Altroconsumo, è uno dei partner dell’iniziativa. In questo caso il mio team ha accompagnato i produttori verso il cambiamento organizzando workshop, producendo materiale informativo sulla nuova etichetta e fornendo supporto alle associazioni di categoria.
Come si correlano fra di esse le tre tematiche dei vostri progetti nello sviluppo dell’Economia Circolare?
Partirei da quella un po’ meno scontata che è l’educazione. Ci siamo accorti che, per quanto si possano studiare e applicare i modelli più circolari di produzione, uso e riciclo dei prodotti, e riunire gli attori della filiera intorno allo stesso tavolo, il tassello fondamentale per lo sviluppo dell’economia circolare rimane il comportamento del cittadino/consumatore. Per questo motivo le attività educational che svolgiamo contribuiscono in modo decisivo a far nascere una coscienza collettiva di attenzione verso i temi della circolarità e della sostenibilità che guidano il vero cambiamento. L’educazione mette anche in relazione l’innovazione tecnica e quella sistematica, come nel caso del riciclo della plastica per cui, spesso, non è sufficiente trovare il polimero secondario sviluppato dai tecnici e dai riciclatori, ma è necessario spiegare e fare accettare a tutti gli altri attori della filiera, in primis i consumatori, il lavoro che è stato fatto a monte.
Parlando di plastica non possiamo non pensare al concetto di ecodesign, entrato di diritto nelle recenti cronache sull’economia e sulle politiche di sostenibilità ambientale. Ci racconti un progetto seguito da P&I dedicato a questa tematica?
Sicuramente è il caso di PolyCe, progetto finanziato dal programma Horizon 2020 con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di plastica riciclata nella realizzazione di nuovi elettrodomestici. Abbiamo lavorato su diverse tipologie di apparecchiature: dalle grandi alle più piccole, fino ai lampadari. L’idea portante era quella di lavorare i RAEE in maniera differente.
In che modo?
Trattando separatamente determinate tipologie di RAEE in modo da ottenere un polimero che potesse essere utilizzato per la produzione di nuove AEE. Fin dalle prime fasi del progetto, mentre studiavamo come migliorare la filiera del fine vita, è emerso che le case produttrici non erano disposte ad accettare una qualità del polimero inferiore a quella raggiunta dalla plastica vergine. Era una barriera importante.
Come avete superato l’ostacolo?
Insieme ai ricercatori abbiamo lavorato su due fronti. In primo luogo, abbiamo cercato di stabilire quali fossero per i Produttori le caratteristiche qualitative minime per la plastica. Successivamente, abbiamo cercato di capire come poter produrre polimeri riciclati che fossero accettabili rispetto allo standard premium della materia vergine. Partendo da questi passaggi siamo arrivati a supportare l’istituto di ricerca Fraunhofer nello sviluppo di linee guida per l’ecodesign. Si tratta di criteri che puntano a due obiettivi ben precisi, ovvero progettare un’apparecchiatura utilizzando materiali secondari e rendere tale prodotto facilmente riciclabile. Si chiamano Design from Recycling e Design for Recycling e sono due facce della stessa medaglia perché studiare come impiegare materiale riciclato per la produzione di nuovi beni senza curarsi di come essi possano essere riciclati, significa fare bene solo una parte del lavoro.
Da quante persone è composto il tuo team?
Siamo in otto e affrontiamo insieme il compito di offrire servizi ai Produttori e sviluppare progetti innovativi. L’idea è che a ogni Socio che richiede un servizio particolare affidiamo due ambasciatori: uno che proviene dall’esperienza nei progetti di ricerca e uno che ha competenze nella gestione dei servizi di gestione rifiuti.
Come pensi che dovrebbe evolversi il team P&I nel futuro? Quali sono, secondo te, i progetti o non progetti che si dovrebbero trattare?
L’evoluzione passa dal miglioramento continuo della figura di quello che in gergo aziendale chiamiamo solution expert o ambasciatore e che permette di instaurare una relazione stretta con il Produttore. Chi entra in Erion può contare sul supporto dei nostri solution expert per sviluppare un modello o risolvere un problema su temi ambientali o di economia circolare. Evoluzione significa anche crescere ulteriormente nel mondo dei progetti, da presentare insieme ai Produttori, e nella partecipazione ai tavoli di lavoro europei che rappresentano un’opportunità unica di sperimentare pratiche innovative e di raccogliere le sfide che solamente la ricerca è in grado di lanciare. Infine, credo che sia fondamentale rimanere sempre a fianco dei nostri quattro consorzi nel fornire risposte alle sfide future.
Qual è il valore aggiunto del tuo team per i Produttori di Erion?
“Il processo di transizione verso l’economia circolare passa dalla capacità delle imprese di generare valore nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale” ci piace rimarcarlo molto spesso. Questo perché la nostra, quella del settore del riciclo, è un’evoluzione che non può essere tale senza una partecipazione diretta a progetti di ricerca, programmi di eco-innovazione o realizzazione di processi di lavorazione all’avanguardia. Non lo diciamo e basta, lo facciamo. È questo il plus di Erion. Dal momento in cui il Produttore aderisce al nostro Sistema, infatti, sa di trovare anche un team tecnico-scientifico di specialisti in grado di offrire consulenza e supporto per esigenze operative che vanno oltre la compliance normativa. Non solo, il P&I team rappresenta anche il punto di collegamento fra i Produttori e il nostro braccio operativo, TSR, per lo sviluppo di modelli efficienti di economia circolare. Questa per noi è la vera sfida del futuro e metterci a disposizione dei nostri Consorziati, offrendogli tutti gli strumenti necessari per affrontarla al meglio, non è solo un valore aggiunto è la nostra mission.
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