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Riciclo dei pannelli solari: quali sono gli impatti ambientali nascosti

Riciclare i pannelli fotovoltaici è senza dubbio indispensabile e porta enormi benefici ambientali. C’è però da stare attenti agli impatti legati al processo di recupero dei materiali. Limitarli è possibile: ma prima bisogna conoscerli. Investendo in nuove tecnologie più sostenibili e nuovi modelli di business circolari

Il fotovoltaico è la fonte di energia pulita che ha vinto la corsa delle rinnovabili. Secondo l’International Renewable Energy Agency (IRENA), nel 2022 l’energia solare ha rappresentato circa il 60% della nuova capacità installata nel settore delle energie pulite. Il miglioramento dell’efficienza, la riduzione dei costi di produzione e gli incentivi hanno favorito una crescita esponenziale del settore. Le previsioni indicano che la capacità fotovoltaica globale supererà i 4500 GW entro il 2050, contribuendo in modo significativo alla transizione energetica.

Eppure, la crescente diffusione dei pannelli solari porta con sé una sfida non solo tecnologica ed economica legata al loro fine vita, ma anche ambientale. È un tema importante quello che emerge dallo studio “A comprehensive review on the recycling technology of silicon based photovoltaic solar panels: Challenges and future outlook”, realizzato da due ricercatori della School of Built Environment dellUniversità di Reading, nel Regno Unito, e su cui, ancora, non si è posto la dovuta attenzione.

Anche il riciclo, infatti, ha impatti negativi. Se i vantaggi sono evidenti, perché recuperando materiali preziosi come silicio, argento e rame non sono necessarie nuove estrazioni minerarie, con conseguente abbattimento delle emissioni di CO₂ e di altri inquinanti, alcuni processi di riciclo possono rilasciare sostanze tossiche e richiedono un elevato consumo di energia. Investire in tecnologie di riciclo più efficienti sarà dunque essenziale per rendere il fotovoltaico un’energia realmente sostenibile sul lungo periodo.

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Smaltimento in discarica: la soluzione peggiore

La rapida espansione dell’energia solare ha sollevato una questione critica: la gestione dei rifiuti elettronici generati dai pannelli a fine vita. Secondo le stime di IRENA e dellInternational Energy Agency (IEA), entro il 2050 i rifiuti derivanti dai pannelli solari raggiungeranno tra i 60 e i 78 milioni di tonnellate a livello globale. In Europa, dove la regolamentazione è più avanzata, si prevede un incremento dei rifiuti fotovoltaici fino a 10 milioni di tonnellate entro il 2030. Il problema è che, allo stato attuale, senza un’adeguata gestione, milioni di tonnellate di materiali potrebbero finire in discarica, con conseguenze dannose su suolo, acqua e atmosfera.

Il piombo, utilizzato nelle saldature dei pannelli fotovoltaici, può contaminare il suolo e le falde acquifere, mentre il cadmio è altamente tossico. Anche il silicio trattato chimicamente può rilasciare sostanze nocive, mentre i polimeri plastici, se bruciati, generano emissioni dannose. Per affrontare questa problematica, l’Unione Europea ha introdotto la direttiva WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment), che vieta lo smaltimento in discarica dei pannelli fotovoltaici e ne impone il riciclo obbligatorio. Tuttavia, in molti altri Paesi, come gli Stati Uniti e la Cina, le normative in merito sono ancora carenti.

 

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